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OSSERVAZIONI AL CANTO TERZO 63

assai meraviglioso e straordinario. Non occorreva erger tant’alto questo colosso, s'egli dovea cadere con sì poco strepito. Parmi che qui il gran genio di Ossian paghi; come tutti gli altri, il suo tributo all'umanità. Avvertasi per altro che questa è piuttosto una mancanza che un errore. Non v'è nulla di più naturale quanto che un guerriero muoja dalle sue ferite. Ma la nostra immaginazione stende le sue pretensioni molto innanzi. Quando il poeta ha cominciato a sollecitarla, ella si lusinga che il suo diletto debba andar sempre crescendo. Il dono del poeta divien dovere. Quanto più ella è soddisfatta, tanto pretende di più; e s’egli non giunge ad appagarla pienamente, ella quasi gli sa mal grado anche dei diletti antecedenti.

(7) La condotta del poeta mi sembra in questo luogo di così meraviglioso artifizio, che ben merita i riflessi di tutte le persone di gusto. Cucullino avea perduta la battaglia, non per mancanza di valor personale, ma per la scarsezza della sue truppe. Questa taccia d’inferiorità, benchè senza sua colpa, doveva esser insoffribile ad un eroe, come Cucullino. Egli tenta dunque di risarcir il suo onore con un colpo grande ed ardito. Pensa d’andar solo incontro all’armata di Svarano, non già colla speranza di porla in rotta, ma col pensiero di combatter corpo a corpo col suo nemico, di vincerlo, o di morire gloriosamente. Ma qual doveva esser l’esito di questa battaglia? Se vince Svarano, la gloria di Cucullino resta offuscata, e un eroe virtuoso ed amabile è sacrificato ad un brutale. Se la vittoria si dichiara per Cucullino, la venuta di Fingal è inutile. Sembrava inevitabile l’inciampare in uno di questi due scogli. Ossian seppe scansarli felicemente ambedue con una destrezza che non può ammirarsi abbastanza. Cucullino sta per azzuffarsi, comparisce Fingal, Svarano vola, pianta Cucullino; e questi si trova improvvisamente solo e deluso, senza poter far prova di sè, nè ottener la consolazion della morte. Con ciò si cagiona una gran sorpresa in chi ascolta, e si salvano tutti i riguardi. L’onor del trionfo sopra Svarano si riserba intatto per Fingal. Cucullino non perde nulla dal canto della gloria, ed acquista infinitamente da quello dell’interesse. Bisognerebbe esser privo di sentimento, per non esser commosso insino all’anima dal suo patetico lamento. La vergogna ch’egli ha di presentarsi innanzi a Fingal, la commiserazione de’ suoi amici morti in battaglia, la deplorazione della sua fama, il suo tenero addio alla sposa lontana formano un nuovo genere di patetico, un misto di mirabile e compassionevole che ci intenerisce e c’incanta. Infine quest’eroe sventurato non potendo soffrire il suo appreso disonore, va a nascondersi