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canto terzo. 55

La faccia sua: chinavasi sull'asta
225De' padri suoi, sopra quell'asta istessa,
Che dalle sale egli portò di Lara,
E stava mesta a risguardar la madre.
Ma or languido, esangue a poco a poco 6
Manca, e cade l'eroe; qual lentamente
230Cade sul Cona sbarbicata pianta.
Solo rimane Cucullin qual rupe
Nell'arenosa valle: il mar coi flutti
Viensene, e mugge su i petrosi fianchi,
Stridono i massi, e la scoscesa fronte
235Spruzza e ricopre la canuta spuma.
     Ma già fuor fuor per la marina nebbia
Veggonsi a comparir le di Fingallo
Bianco-velate navi; e maestoso
S'avanza il bosco dell'eccelse antenne.
240Svaràn l'adocchia, e di combatter cessa 7
D'Inisfela l'eroe. Qual per le cento
Isole d'Inistor s'arresta, e ferve
Gonfia marea; sì smisurata e vasta
La possa di Loclin scese a rincontro
245All'alto re dei solitari colli.
     Ma lento, a capo chin, mesto, piangente,
La lunga lancia traendosi dietro,
Cucullin ritirossi, e si nascose
Dentro il bosco di Cromla, e amaramente
250Pianse gli estinti amici. Egli temea
L'aspetto di Fingàl, che tante volte
Seco già s'allegrò, quand'ei tornava
Dal campo della fama. — Oh quanti, oh quanti
Giaccion colà dei miei possenti eroi n 1,
255Sostegni d'Inisfela! essi che un tempo
Festosi s'accogliean nelle mie sale,
Delle mie conche al suon. Non più sul prato
Le lor orme vedrò; non più sul monte
Udrò l'usata voce. Or là prostesi
260Pallidi, muti, in sanguinosi letti
Giacciono i fidi amici. O cari spirti
Dei dianzi estinti, a Cucullin venite;
Con lui vi state a favellar sul vento
Quando l'albero piegasi, e bisbiglia
265Su la grotta di Tura: ivi solingo
Giacerò sconosciuto; alcun cantore
Non membrerà 'l mio nome, alcuna pietra
A me non s'ergerà. Bragela, addio:
Già più non son, già la mia fama è spenta,

  1. Parole di Cucullino.