L’amabile suo volto; era il suo braccio 425Morte d’eroi. De’ suoi pensier l’obbietto
Uno era e bello, la gentil Galvina,
La figlia di Colonco; ella sembrava
Sol tra le donne, e liscia ala di corvo
La sua chioma vincea; sagaci in caccia 430Erano i cani suoi, fischiava al vento
La corda del suo arco. I lor soavi
Sguardi d’amor si riscontràr sovente:
Uno alla caccia era il lor corso, e dolci
Le lor segrete parolette e care. 435Ma per la bella si struggea d’amore
Il fier Gormante, il tenebroso duce
D’Arvenn 1 nembosa, di Comàl nemico.
Egli tuttor della donzella i passi
Sollecito esplorava. Un dì che stanchi 440Tornavano da caccia, e avea la nebbia
Tolti alla vista lor gli altri compagni,
Si riscontraro i due teneri amanti
Alla grotta di Ronna. Ivi Comallon 2
Facea spesso soggiorno; ivi del duce 445Pendean disposti i bellicosi arnesi:
Cento scudi di cuojo, e cento elmetti
Di risonante acciar. Qui dentro, ei disse,
Riposati amor mio, riposa, o luce
Dello speco di Ronna: un cervo appare 450Su la vetta di Moran 3; io là men volo,
Ma tosto tornerò. Comàl, rispose,
Temo Gormante il mio nemico; egli usa
In questa grotta: io poserò fra l’armi;
Ma fa tosto, amor mio. Volò l’eroe 455Verso il cervo di Mora. Allor la bella
Volle far prova sconsigliatamente
Dell’amor del suo caro: il bianco lato
Ella coperse di guerriere spoglie,
E della grotta uscìn 4. Comàl l’adocchia, 460Credela il suo nemico; il cor gli balza;
Iscolorossi, intenebrossi; incocca
L’arco: vola lo stral; cade Galvina
Nel sangue suo. Quei furibondo, ansante