Pagina:Fingal poema epico di Ossian.pdf/43

42 fingal

Ci son gli amici! Ma s’abbuja intanto
335La notte; ov’è Fingal? noi le fosch’ore
Stiam qui passando, e sospiriam la luna.
     Già sbuffa il vento; dalle fesse rupi
Già sboccano i torrenti; al capo irsuto
Di Cromla intorno s’adunò la pioggia,
340E rosse tremolavano le stelle
Per le spezzate nubi. Appresso un rivo,
Di cui la pianta al gorgoglìo risponde,
Mesto s’assise il condottier d’Erina,
Carilo il buon cantor stavagli accanto,
345E ’l pro Conallo. — Ah, sospirando disse
Di Semo il figlio, ah che infelice e fiacca
È la mia man, dacchè l’amico uccise! 12
O Ferda, o caro Ferda, io pur t’amava
Quanto me stesso. — Cucullin, deh dinne,
350L’interruppe Conàl, come cadeo
Quell’illustre guerrier? ben mi sovvengo
Del figlio di Damman. — Grand’era e bello
Come l’arco del ciel. Ferda, signore 13
Di cento colli, d’Albïon sen venne.
355Nella sala di Murin 1 ei da’ prim’anni,
L’arte del brando apprese, e d’amistade
Strinsesi a Cucullin; fidi alla caccia
N’andammo insieme; era comune il letto.
Era a Cairban 2 già signor d’Ullina
360Deugala sposa: avea costei nel volto 14
La luce di beltà, ma in mezzo al core
La magion dell’orgoglio. Ella invaghissi
Di quel raggio solar di gioventude,
Del figlio di Damman. Cairba, un giorno
365Disse la bella, orsù, dividi il gregge;
Dammi la mia metà; restar non voglio
Nelle tue stanze: il gregge tuo dividi,
Fosco Cairba. Cucullin, rispose,
Lo divida per me: trono è ’l suo petto
370Di giustizia: tu parti. Andai: la greggia
Divisi: un toro rimaneva, un toro
Bianco qual neve; al buon Cairba il diedi;
Deugala n’avvampò: venne all’amante:
Ferda, diss’ella, Cucullin m’offende;
375Fammi udir di sua morte, o sul mio corpo
Scorrerà il Luba; la mia pallid’ombra
Staratti intorno, e del mio orgoglio offeso
Piangerà la ferita: o spargi il sangue

  1. Scuola di Ulster, per ammaestrarsi nel maneggio dell’armi.
  2. Signore irlandese, diverso dal padre di Dregrena.