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canto primo 25

Candido come neve: e si raccese
L’ira dei duci; in sull’erbose sponde
Del Luba essi pugnaro, e ’l maestoso
Gruda cadèo. Venne Cairba oscuro
570Alla valle di Tura. Ivi Bresilla,
Delle sorelle sue la più leggiadra,
Sedea soletta, e già pascendo il core
Coi canti della doglia. Eran suo canto
Le prodezza di Gruda, il giovinetto28
575De’ suoi pensier segreti; ella il piangea
Come già spento nel campo del sangue.
Pur sosteneala ancor picciola speme
Del suo ritorno. Un cotal poco uscìa
Fuor delle vesti il bianco sen, qual luna
580Che da nubi trapela: avea la voce
Dolce più ch’arpa flebile gemente:
Fissa in Gruda avea l’alma, era di Gruda
Il suo segreto sospiretto, e il lento
Furtivo sogguardar delle pupille.
585Gruda, quando verrai? guerriero amato,
Quando ritorni a me? Venne Cairba,
E sì le disse: Or qua, Bresilla, prendi
Questo sanguigno scudo, entro la sala
L’appendi per trofeo: la spoglia è questa
590Del mio nemico. Alto tremor le scosse
Il suo tenero corn 1; vola repente
Pallida, furibonda; il suo bel Gruda
Trovò nel sangue, e gli spirò sul petto.
Or qui riposa la lor polve, e questi
595Due mesti tassi solitari usciro
Di questa tomba, e s’affrettâr l’un l’altro
Ad abbracciarsi con le verdi cime.
Tu sul prato, o Bresilla, e tu sul colle
Bello eri, Gruda; il buon cantor con doglia
600Rimembrerà i tuoi casi, e co’ suoi versi
Consegnerà questi amorosi nomi
Alla memoria di remote etadi.
     – Dolce è la voce tua, Carilo, e dolce
Storia narrasti: ella somiglia a fresca
605Di primavera placidetta pioggia,
Quando sorride il sole, e volan levi
Nuvole sottilissime lucenti.
Deh tocca l’arpa, e fammi udir le lodi
Dell’amor mio, del solitario raggio

  1. Cairba non aveva detto che il mio nemico, col qual termine poteva intendersi un Danese. Ma per il cuor d’una amante la possibilità equivale alla certezza.