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meccanici, al falegname, al fabbricatore dei carri, all’argentiere, a un di presso come il nostro artefice»; qual altro significato si vorrebbe dare però all’Armorum custodi di questa nostra lapide, se non quello di vero Prefetto di opere fabbrili, di custode d’armi o d’armeria? E custode d’armeria interpreta senz’altro l’Orsato Armorum custodi di una somigliante lapide Patavina. Nè a scemar forza a questo documento si vorrà opporre che le armi, a cui qui si accenna, potessero essere di solo rame; poichè sappiamo che il più delle armi in questa stessa lapide figurate solevano nei tempi romani essere più che altro di ferro, talchè era stile appo loro di chiamare col nome di ferro ogn’arma da ferire, «ferrum per synecdochem ponitur pro gladio».

Parrebbe adunque non potersi dubitare che a Clusone vi avesse un deposito d’armi, di cui fosse custode la persona ricordata e scolpita nella suddetta lapide. Ora ben si sa che l’Impero nelle principali provincie tenea parecchi di questi depositi d’armi, alcuni dei quali dovevano essere come a dire magazzeni delle diverse armi che si lavoravano col ferro scavato nelle vicine miniere, altri veri depositi militari, e questi nei luoghi più opportuni agli usi degli eserciti. «Gran parte delle armi, dice il nostro Rota, che si fabbricavano in varie città dell’Impero, si riponevano nelle pubbliche armerie, le quali tenevansi nelle città più importanti e più forti». «E convien credere, seguìta, che questi repositorii d’armi fossero ben rari; attesochè se si leggano tutte le iscrizioni d’Italia raccolte dal Grutero, dal Rainesio, dal Fabbretti, dal Gudio, dal Muratori e dal Donati, non si troverà indizio di tali repertorii se non in Roma, Ravenna e Padova». Nè noi oseremmo di asserire col medesimo Rota che questo nostro fosse un vero deposito militare; che anzi, non costandoci che Clusone sia stato luogo forte nè acconcio a farlo deposito centrale, meglio ci accostiamo all’opinione che questo di Clusone fosse (come la natura del sito e la sua antica posizione politica in rapporto di tutta la Valle pareva