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sonetti. 61


XIII.

'GNICOSA A SU TEMPO.


     Be’ ciarisémo!1 ’N’antra buggiarata
De le solite tue! Ma di’: er ciarvello
Te l’ha magnato er gatto, eh Agustinello?
Nun so’ du’ mesi, e ’n’antra cortellata!

     Ma chedè2 mai sta smania indiavolata
Che mo t’ha preso de caccià3 er cortello?
Aspetta d’èsse un po’ più grannicello,
E allora poi farai quer che fa tata.4

     Si litichi co’ uno, eh dàje un pugno
Ne la schina,5 magar un sganassone6
Come se deve, ché ar più ar più co’ questo,

     Si è dato bene, poi sfasciàje er grugno....
Magar un sércio,7 magar un bastone!...
Ma cor cortello, fijo, è troppo presto.



  1. Ci risiamo! siamo daccapo!
  2. Che è?
  3. Cacciar fuori.
  4. Il babbo.
  5. Schiena.
  6. Sganassone (da ganassa, ganascia), manrovescio.
  7. A Roma chiamano sérci (selci) quelle piccole pietre o sassi riquadrati, con cui sono selciate le strade.