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un nuovo poeta romanesco. 29

Avrebbe anche potuto, come in realtà ha fatto, abbandonare quasi del tutto codesta ortografia; ma non doveva mai e poi mai alterare tanto spesso la sostanza medesima del dialetto.

Egli usa frequentemente voci e maniere che, se non sono inventate da lui, sono però certo di quelle che solo qualche volta, per caso o capriccio, escono di bocca a qualcheduno, e che perciò hanno tanto diritto di appartenere al vero dialetto, quanto i forestieri che passano per una città, di appartenere alla vera cittadinanza . Per esempio: antipatico (41 ) in vece di simpatico (i Romaneschi dicono, sì, indegno per degno, insalubbre per salubre, indifficile


    anche altre lingue le hanno; ma non perchè sono nella pronunzia, s’hanno da indicare nella ortografia, la quale non si propone solo di notare la pronunzia.» (Appunti Critici; Napoli, 1878; pag. 126.) A quest’osservazione io potrei rispondere che non è punto vero che l’ortografia italiana non si sforzi d’indicare il raddoppiamento delle consonanti iniziali; giacchè spessissimo scriviamo dappoco, sibbene, appiedi, ammodo, e tantissime altre parole di simil forma; e anzi, ricordo che una volta lo stesso Imbriani diede dell’asino, o giù di lì, a un povero diavolo che aveva scritto (e secondo me aveva scritto bene) contradire e contradizione con un d solo . Ma poichè io devo presentar qui ne’ sonetti del Ferretti l’ortografia romanesca dimolto semplificata, mi preme di dichiarare che non lo fo perchè mi abbiano persuaso gli argomenti addotti contro l’ortografia del Belli, ma perchè il Ferretti ha voluto così, e perchè credo anch’io che il dialetto romanesco presentato in questa forma avrà maggior numero di lettori, specialmente tra i pigri . Del resto, per salvare, quant’era possibile, quelle ch’io credo le ragioni del dialetto, ho indicato, d’accordo col Ferretti, nelle Avvertenze che si troveranno più avanti, le diversità tra l’ortografia usata da lui e quella del Belli.