Pagina:Ferretti - Centoventi sonetti in dialetto romanesco.pdf/38

28 un nuovo poeta romanesco.

Del resto io non vedo che difficoltà avrebbero incontrato i non romani a intendere: addrittura, lezzione, cariera, roppe, fussi, tutt’in un tratto, muntura, forme proprie e vive del romanesco, invece di quelle corrispondenti che il Marini adopra ne’ primi quattro sonetti: addirittura, lezione, carriera, rompe, fossi, tutt’in un tempo, montura. Ciò è tanto vero, che il Marini stesso, due altre volte che gli fa comodo per la misura del verso, scrive addrittura (pag. 65 e 68); ma un’altra volta, per lo stesso motivo, torna a scrivere addirittura (62). Nè questa è la sola contradizione in cui cade.

Per comodo de’ non romani egli avrebbe potuto abbandonare, come ha fatto il Ferretti, alcune forme puramente ortografiche usate dal Belli, per esempio l’ sc per c, la z per s, e il frequente raddoppiamento delle consonanti iniziali; quantunque l’ortografia belliana, ch’io seguii scrupolosamente nell’edizione de’ Duecento Sonetti, e che molti non approvano, sia stata giudicata da uno de’ primi filologi d’Europa, la più acconcia a rappresentare il dialetto romanesco, «finchè non sorga su fondamenta scientifiche un sistema di scrittura uniforme per tutti i dialetti italiani. nota»


1


  1. Hugo Schuchardt, nello scritto citato, § II. – Tra coloro che non approvano l’ortografia del Belli, c’è è anche il mio amico Vittorio Imbriani, il quale se la piglia particolarmente con le doppie consonanti iniziali, e dice che «anche in Ita liano ci abbiamo queste reduplicazioni delle consonanti iniziali,