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un nuovo poeta romanesco. 17

ordinariamente però prende la cosa per il suo verso: si ristringe, cioè, a ripetere sott’altra forma lo stesso consiglio, o, per tagliar corto, smette la lezione.

Il ragazzo ha letto che Gesù Cristo confermò nella legge nova i comandamenti di Dio, e osserva:

                    Me parerebbe già ’na buggiarata,
               Che Gesù Cristo ch’er’un bon cristiano
               Nu’je piacessi quer ch’annava a Tata.1
                    Voi che ne dite?
D. G.                                        Eh, via!
Peppe.                                                  Fursi2 ch’ho torto?
D. G.     No, ma ste cose è mejo annàcce piano.
               Per oggi abbasta, che so’ stracco morto.
                                                                           (li.)

La dottrinella parla sul serio degli «stregoni e fattucchieri, che tengono il demonio per loro Dio;» e Peppetto naturalmente domanda:

               . . . . . . . . . . . . . ma, padre mio,
               Questi chi so’? ch’io nu’ l’ho visti mai.
D. G.     Tu nu’l’hai visti? E figùrete io!
Peppe    Ma dunque, dico io, padre curato,
               Dite, che so’?
D. G.                                Ma, corpo d’un giudio!
               Ce vò poco a capì che m’hai seccato.
                                                       (liv e lv.)

E passa oltre.

Arrivato poi alla spiegazione della prima delle virtù teologali, la fede, e del come essa appartenga


  1. Quel che piaceva al Babbo.
  2. Forse.