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96 sonetti.


XLVIII.

L'INCONTRO.


     Vòi sapé come fu? Io me n’annavo
A fà un servizzio pe’ la mi’ padrona,
Quanno, sarà mancata un’ora bona
A mezzoggiorno, incontro er sor Gustavo.

     Lui me guardava, io puro1 lo guardavo;
Fa ’na risata, io fo ’na risatona
E me ne vado giù pe’ Tordinona,2
Ma ’gnitanto, se sa,3 m’arivortavo....

     Vedènno lui che4 me veniv’appresso,
Dico: «Lei vadi pe’ li fatti sui,
E infilo er vicoletto; ma lui, sì,

     Me l’aricordo come fussi adesso,
Me viè vicino, io scappo via, ma lui
M’arriva... e tu già sai come finì.



  1. Pure
  2. Via di Roma, che conduce a Ponte Sant’Angelo e che ha preso il nome dalla Torre di Nona, la quale faceva parte d’un grande edifizio, che fino alla metà del secolo XVII servi ad uso di prigione, e poi fu tutto demolito. Si dice che in quella torre rinchiudessero Beatrice Cenci, prima di mandarla al patibolo.
  3. Si sa: naturalmente.
  4. Vedendo che lui, ec.