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la rinascita 115


buoni, essendo spesso necessitato per mantenere lo Stato operare contro alla fede, contro alla carità, contro alla umanità, contro alla religione»; e diceva pure: «A un Principe non è necessario avere tutte le soprascritte qualità, ma è ben necessario parere d’averle... Deve, adunque, avere un Principe grande cura, che non gli esca mai di bocca una cosa che non sia piena delle soprascritte cinque qualità e paia, a vederlo ed udirlo, tutto pietà, tutto fede, tutto integrità, tutto umanità, tutto religione» 1.

Cosicché l’interesse dello Stato, di cui era giudice il governo che lo rappresentava, finiva per giustificare ogni abuso.

La dottrina della Ragion di Stato, che si forma nel cinquecento e nel seicento, è — come dice uno dei suoi maestri — il Botero «notizia di mezzi atti a fondare, conservare, ampliare un dominio così fatto». Ma col Botero stesso, col Possevino, col Ribadeneira, la Controriforma affermava altresì che la Ragion di Stato è necessaria e utile solo quando è legittimata dalla Chiesa. Concessa a qualsiasi governo, in nome d’interessi particolari, senza la Chiesa, la Ragion di Stato è un principio pericolosissimo. Con questa limitazione essa diviene privilegio di pochi regnanti legittimi, e non di tutti i governi per contrari interessi; cosicché è sottomessa a un principio al di sopra e al di fuori dell’interesse immediato e individuale; e gli Stati sono in certo modo regolati

  1. (1) Principe, 18.