Pagina:Favole per i Re d'oggi.djvu/82

78 ercole luigi morselli

XL.


IL QUIETISMO


Ero in una città.... come le altre, seduto alla tavola d’una trattoria qualunque: e mangiavo un gran piatto di ostriche.

A un tratto, ecco odo una voce, un po’ fioca, ma vicinissima.... Indovinate chi era?!... Era un’ostrica che vedendomi, s’era lasciata vincere dall’impeto lirico, e predicava:

«O instancabili cercatori di Gloria, d’Oro, di Felicità, d’Amore, di Piacere, insanabili pazzi! vedete in me l’esempio d’una esistenza felice!»

Potete figurarvi, com’io tendessi l’orecchio e come l’anima esopiana ch’io trascino mestamente per il taciturno mondo d’oggi, sorgesse in me, felice per quella straordinaria parlata. E la illustre ostrica, sporgendosi dal suo mezzo guscio, alto su tre dita mie, come da un pulpito, continuava a dire: «Io non so chi m’abbia messo al mondo; e non me ne importa nulla. La prima cosa che ho trovato sul mio cammino è stata un palo: e a quel palo mi sono attaccata!... e starei ancora là, se non m’avessero strappata via.

«Con un po’ di pazienza, mi sono fabbricata que-