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Ah! tu ben sai che, timorosa amante,
50di un ingrato, d’un perfido all’aspetto
qual tu sei, disarmata, umil, tremante,
     per te, crudel, per quell’infido oggetto
di quel fuoco, che ancor l’alma divora,
sente l’amor piú che lo sdegno in petto.
     55Vendicarmi! E di chi? Di quel ch’adora
il mio cuor? Se mi fuggi e mi disprezzi,
io, ciò malgrado, t’idolatro ancora.
     No, non creder, Rinaldo, che ti sprezzi
Armida e, in braccio a sconsigliato sdegno,
60piú la vendetta che ’l suo bene apprezzi.
     È ver che, quando della croce il segno
spiegò l’Europa armata ai nostri danni
dell'Idumea nel desiato regno;
     e i fanatici tuoi feri tiranni
65vennero a vendicare il loro Iddio
nel sangue dei mortali e negli affanni;
     tremante per la patria e il padre mio,
d’un giusto sdegno negli eccessi odiati
di purgare giurai per sempre anch’io
     70i nostri oppressi ed infelici Stati
da questi empi assassini, ai nostri mali
sordi ed al sangue ed alle stragi usati.
     E, invocando gli dèi delle infernali
infauste sponde, a seminar dolente
75nelle vostre passai tende fatali
     lo spirto di discordia ed il pungente
furor geloso, che a destar ne’ petti
è ancora degli eroi beltá possente.
     Mi offrîr conquiste facili gli eletti
80tue schiere a regolar duci guerrieri,
nel loro amore e nei divisi affetti.
     E traeva a Damasco prigionieri,
avvolti in duro laccio vergognoso,
a me d’appresso i tuoi cristiani alteri.
     85Tu sol, Rinaldo, in quel dì glorioso
contrastasti al mio cuore ed al mio volto
la vittoria superbo e disdegnoso.