Il garzon ciprio
con la sua face
destò la picea
100fiamma vorace,
che in un momento
distese il vento.
Senz’arco agli omeri,
sparse le chiome,
105con voce flebile
tre volte a nome
chiamò tremante
l’ombra vagante.
E le funeree
110lievi faville
sparse di tiepide
argentee stille,
e die’ pietoso
a lei riposo.
115Le calde ceneri
insieme accolse,
ed in pieghevole
linteo rivolse,
e pose drento
120urna d’argento.
Fra spessi gemiti
e le confuse
voci, nel gelido
seno la chiuse
125di lacrimoso
vello ombroso.
Con aurea freccia
sul marmo espresse
la viva effigie
130di Tisbe, e impresse,
piangendo, queste
note funeste.