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giunante non pute mai di usura — Su dunque, ripiglia il Greco Padre, riposi una volta la spada di cucina; dà quiete al fabbricator della mensa, ferma la mano al coppiere, cessi un poco per le tue stanze il continuo tumulto, il fumo, l’odor de’ cibi, l’affaccendarsi continuo di que’ che vanno e tornano servendo al tuo ventre quasi ad un insaziabil padrone. Se vuoi gustar meglio digiuna, dice il Grisologo, che il digiuno fa saporito ogni cibo, e dolce ogni bevanda. E certo quel molle Re Persiano allorchè rotto in guerra, e fuggente sotto abito sconosciuto s’imbandia colle proprie mani la tavola su nudo sasso con poco pane d’orzo, ed alcune frutta selvatiche, e bevea ad una fonte senza coppiere nè tazza, ne provò tal piacere, che simile non ne avea gustato mai fra le squisite delizie della sua mensa regale. Il Digiuno, aggiugne il Magno Leone, genera i Profeti, fa saggi i Legislatori, santifica il Nazareo, perfeziona il Sacerdote. Mosè col digiuno si avviò al monte Santo; nè con intrepido animo salito avrebbe la fumante cima del Sina, nè avrebbe osato innoltrarsi di mezzo a quella caligine per sacro orror formidabile se munito non era coll’armi del digiuno — Elia digiuno richiama in vita il morto figlio alla vedova di Sarepta, digiuno chiama la pioggia dalle nubi, digiuno fa calare il foco dal Cielo, digiuno e vede e ascolta Dio nell’Orebbo, ben degno d’esser poi rapito in aria col corpo, se vivea digiunando in terra una vita di cielo. — E che mai ha reso invincibile Sansone il fortissimo? Il digiuno lo concepì, il digiuno l’ha invigorito, formollo Eroe il digiuno; nè vino mai nè siccera contaminò le labbra sue o della madre che generollo sì forte; perchè il digiuno, scrisse S. Ambrogio, è l’arma de’ forti Eroi, lo scudo degli Atleti, e combattenti. Digiunò Giuditta e tornò in Betulia col reciso teschio di Oloferne; digiunò Esterre e fè ritirare il micidial decreto di Assuero; digiunò Daniele e scherzò illeso fra gli affamati leoni nella chiusa fossa di Babilonia — Il digiuno in fine solleva al Cielo