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oscene, agli spettacoli inverecondi. Buon Dio! e a cotal uso indegno si avranno a convertire gli organi del nostro corpo con sì mirabile artifizio tessuti?

Che se poi si lasci dominare dalla gola, oh di quante conseguenze, e di quanti orrendi castighi non è cagione il corpo? La gola chiuse ad Adamo il paradiso, levò la primogenitura ad Esau, fè incestuoso Loth, diè in mano ai nemici Sansone, uccise Ammone, fè strage di Simone co’ suoi figli, tolse il regno e la vita a Baldassarre, lasciò mozzo del capo Oloferne, fè cadere là nel deserto morti ventitremila golosi colle carni ancora fra denti; sicchè sepolcro della gola fu poi chiamato quel luogo, dice la Scrittura Santa. La gola è la madre dei peccati, la procella de’ sensi, il naufragio della castità, la genitrice della smoderata allegrezza, del moltiloquio, della scurrilità, dell’immondezza. Ed a chi son minacciati i guai, a chi le risse, e le percosse, e le ferite, ed i precipizj, se non agli intemperanti? sta scritto nei divini proverbj — Che se di mali tanti può essere stromento il corpo, conviene che il castighiamo questo ribelle che ci portiam sempre dietro, che lo costringiamo alla soggezione dovuta, e gli facciamo conoscere che non è poi altro che nostro schiavo e ministro. E le due armi, che Dio ci porge per combatterlo e vincerlo, sono appunto il digiuno e l’astinenza; armi che ne’ divini oracoli e ne’ volumi de’ Santi Padri son celebrate di tempera celestiale invincibile.

Il Digiuno, dice S. Basilio, è il moderatore dell’età giovanile, il decoro de’ vecchi, l’amico tranquillo di que’ che vivono insieme. Venerabile è finanche il volto di chi digiuna. Non rosseggia di sfacciato colore, ma si adorna di un pallor pudico. Ha placido l’occhio, il portamento composto, puro il petto, il parlar moderato, pensosa la faccia, cui non isconcia mai un riso petulante. Il Digiuno conserva, anzi accresce e le famiglie e le sostanze; non conosce che cosa sia dinaro non suo, e la mensa del di-