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ATTO PRIMO


SCENA I

Il vecchio cieco scorto da un fanciullo incomincia:


Dove il fatal destin mi guida cieco
lasciami andar, e dove il piè mi porta;
né per pietá di me venir piú meco.
Deh, lasciami cader, non mi far scorta,
sciogli la man, ch’io non son degno, ahi lasso,
se non gir solo a star fra gente morta.
Troverò forse un fiume, un speco, un sasso
pietoso a trarmi fuor di tanta guerra,
precipitand’in loco oscuro e basso.
Cosi disgombrerò l’aria e la terra,
dal fuoco l’una, e l’altra da’ sospiri,
ch’Amor col suo fucil dal cor disserra.
Tu fra la calca pur mi scorgi e tiri;
non basta che mi vegga ognor si oppresso
da mille ardor, da mille aspri martiri.
Gui. Miser, che parli? pensa essermi appresso,
ché per fuggir tuo mal, ch’è fuor d’aita,
ti converria fuggir sempre te stesso.
Vec. Or, s’è la pena mia pen’infinita,
deh, trova, morte, almen questo conforto:
pur che sia fine al mal, tronca la vita.
Ma sol per far piú lungo il mal ch’io porto
forse tarda a venir, s’ella non crede
sia giá per troppo duol sepolto e morto.