Tra gente e gente va, che non è visto.
Era nel mezzo a la cittade un bosco 710Di sacro rezzo e grato, ove sospinti
Da la tempesta capitaro i Peni
Primieramente; e nel fondar trovaro
Quel che pria da Giunon fu lor predetto
Di barbaro destrier teschio fatale, 715La cui sembianza imagine e presagio
Fu poi, che quella gente e quella terra
Saria per molte età ferace e fera.
Qui fabbricava la sidonia Dido
Un gran tempio a Giunone, il cui gran nume 720E i doni e la materia e l’artificio
Lo facean prezïoso e venerando.
Mura di marmo avea, colonne e fregi
Di mischi, e gradi e travi e soglie e porte
Di risonante e solido metallo. 725Qui si ristette Enea; qui vide cosa
Che téma gli scemò, speme gli accrebbe,
E di pace affidollo e di salute;
Chè mentre, in aspettando la regina
Ch’ivi s’attende, la città vagheggia, 730Mentre nel tempio l’apparato e l’opre
E ’l valor degli artefici contempla,
Agli occhi una parete gli s’offerse,