Pagina:Eneide (Caro).djvu/232

[1020-1044] libro iv. 191

1020La vider sopra al ferro il petto infissa,
Col ferro e con le man di sangue intrise
Spumante e caldo. In pianti, in ululati
Di donne in un momento si converse
La reggia tutta, e ’nsino al ciel n’andaro
1025Voci alte e fioche, e suon di man con elle.
N’andò per la città grido e tumulto,
Come se presa da’ nemici a forza
Fosse Tiro, o Cartago arsa e distrutta.
     Anna tosto ch’udillo, il volto e ’l petto
1030Battessi e lacerossi; e fra la gente
Verso la moribonda sua sorella,
Stridendo, e ’l nome suo gridando, corse:
E per questo, dicea, suora, son io
Da te così tradita? Io t’ho per questo
1035La pira e l’are e ’l foco apparecchiato?
Deserta me! Di che dorrommi in prima?
Perchè, morir dovendo, una tua suora
Per compagna rifiuti? E perchè teco,
Lassa! non m’invitasti? Ch’un dolore,
1040Un ferro, un’ora stessa ambe n’avrebbe
Tolte d’affanno. Oimè! con le mie mani
T’ho posto il rogo. Oimè! con la mia voce
Ho gli Dei de la patria a ciò chiamati.
Tutto, folle! ho fatt’io, perchè tu muoia,


[663-681]