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sempre di male in peggio, come di continovo manifestamente si vede.

E perché alcun potrebbe dire che il cavare le fatture dal corpo delle monete fu cosa trovata per publica commoditá, conciosiaché nello spendere i danari, nelli valori de’ quali esse fatture vi fossero comprese, l’uomo li potrebbe poi spendere e cambiare per quegli istessi valori per li quali egli gli avesse pigliato, e che ciò niente o poco importerebbe: a questo si risponde che in quei principi forse parve alle genti buona invenzione, ma non fu giá avuto riguardo al fine ed a quello che potea succedere; ed ora si conosce ch’egli è stato tutto il contrario, e che è stata ed è publica rovina per le giá dette ragioni. Imperoché le dette fatture sempre sono state fatte subentrare nelle monete in luogo del fino argento, che in esse ed in ciascuna di esse proporzionalmente a peso esser dovrebbe; e molto ben si sa che le fatture non si possono compartire nelli valori a moneta per moneta in corrispondenza, e particolarmente nelle monete di minori leghe e valori. E tengo per fermo che quegli antichi non s’intendessero giamai che per questa da loro nominata «publica commoditá» s’avessero poi a rifare di tempo in tempo tutte le monete giá fatte; ed ora si vede che tutto ciò è poi riuscito, ed anco riesce di continovo solo in beneficio ed utile de’ particolari.

E se bene, per li tempi passati, e dopo che fu diviso il regno de’ romani e che fu partito il mondo e sottoposto a diversi prencipi, in alcune cittadi e province siano state fatte le monete cosi d’oro come d’argento a spese di chi le ha fatto fare; nondimeno, perché non fúrno compartite e fatte con le ragioni fondate sopra la corrispondenza di uno per dodici e dodici per uno, cosi delli pesi come delli valori, e con gli ordini universali, ma particolari e differenti da un luogo all’altro, però anch’esse sono sempre state guaste e fose da una cittá all’altra e da una provincia all’altra, per rifarne altre, si come a tutti è cosa manifesta.

Oltre di ciò, perché dubito che ad alcuni parerá cosa alquanto grave il pagare le fatture delle monete (quando però non vi fosse sopra ciò proveduto del modo che nel capitolo xii si tratta).