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capitolo XXXIV. E ciò si chiama «rimedio», il qual vien anco ad un certo modo compreso nelle spese e fatture delle monete; le quali spese sono queste, cioè:

Il detto argento di rimedio vale. . . lire — ss. io den. — Per carboni, crugiolli, ferramenti, e per

far saggi» —» 3» —

All’aggiustatore delle monete. ...» —» 2» — A quello che le fa proporzionate e tonde» —» 3» —

Per la stampatura» —» 3» —

Per dar il bianchimento» —» 3» —

E figuro anco che venga il piú delle volte dalli zechieri pagato l’argento fino qualche cosa piú del solito, cioè per ciascuna libra» ^» IO» —

Le quali spese, computandovi dentro il valore dell’argento di rimedio, ascendono alla somma di lire i ss. 14 den. —

E se ben dette spese non fossero cosi giuste sotto detto calcolo, nondimeno esse sono ivi intorno, e alle volte di maggior somma per queste ed altre simili cause; ed altretante spese vanno cosi alla libra delle monete fine come alla libra delle basse, cioè di una lega 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, io ed altre. Ed anco ho ritrovato che alle volte si sono cavate maggiori mercedi di fatture nelle basse che nelle fine, come sarebbe di soldi 8 o IO o circa per libra.

Della qual libra di detto argento misto, ch’era di lega di once II denari 8, figuro che se ne facessero li detti quarti numero 41, quali, tassando soldi 34 l’uno, compresa però in essi la suddetta spesa, fanno la somma di lire 69 soldi 14. Si dee anco considerare che nelle spese e fatture delle monete vi vien compreso qualche guadagno per il zechiero, ed anco la rata della recognizione, che alle volte si paga alli prencipi delle cittadi o alle republiche, di un tanto per libra d’oro e d’argento posto in zeca.

Ora, quanto al cavare le fatture delle monete d’oro, dico che anco esse vengono cavate dal corpo delli ducali e degli scudi o simili; e, se ben pare che colui che fa fare tali monete paghi