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CAPITOLO XXXV

Breve discorso sopra le monete, e che si potrebbe anco torre l’argento non coniato.

Dalli suddetti essempi si può vedere ch’essendo fatte le monete con simili ordini, cioè che siano cavate le fatture dal corpo di esse e poi, togliendole per li valori cosi dati loro, non si riceve il debito argento fino, qual essere dovrebbe nelle monete in proporzionata concordanza; onde si conosce che, se osservati saranno gli ordini proposti, si piglierá la debita e real proporzione del fino argento, in cambio del giá nominato per lire, soldi e denari, e, se bene si nomineranno lire, soldi e denari, si piglierá con effetto l’argento fino coniato per il suo giusto peso e valore. Ancorché i contraenti si potranno accordar tra loro di pagare con argento non coniato: il che potrebbe forse tornar conto e vantaggio a chi lo pigliasse, che non sarebbe cosi a chi lo desse in pagamento, e forse sarebbe anco utile ad ambe le parti. E tutto quello e’ ho detto dell’argento, il simile si dee anco intendere per l’oro.

CAPITOLO XXXVI

Che per l’alterazione delli prezzi dell’oro e dell’argento ne vengono rifatte le monete.

Si viene in cognizione ancora, per le giá dette ragioni, che, alterandosi di tempo in tempo per molte cause i prezzi e i valori di detti preciosi metalli, ne succede che vengono fose di mano in mano molte sorti di monete per farne altre delle medesime leghe, e nel farle vi si fanno entrare nei loro valori nuove soprafatture. Per il che le monete restano piú leggiere, e si spendono poi per i valori di quelle prime, e anco alle volte per maggiori. E, in cosi spenderle, pare che le mercanzie ed altre