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monetarie era cosi evidente, che molti pensavano che ad essa esclusivamente potesse attribuirsi la variazione di valore del medio circolante. Le cause del rincarimento dei prodotti non furono tosto riconosciute dai contemporanei di quella grande rivoluzione monetaria; ed è noto che il sire di Malestroit scrisse una dissertazione per sostenere come apparente fosse l’aumento dei prezzi, in quanto la medesima quantitá di metallo si scambiava con la stessa quantitá di prodotti, e solo la moneta dello stesso nome conteneva una quantitá minore di metallo fino.

Anche il Bodin, che intese l’efficacia dell’incremento della quantitá della moneta, non rilevò le circostanze che inducevano un mutamento di valore normale dei prodotti. Ed è doveroso soggiungere che, se lo Scaruffi afferma piú volte l’immutabilitá assoluta di quel rapporto in assenza di alterazioni monetarie, implicitamente corregge la rigidezza della sua osservazione sofistica, rilevando come talune condizioni possano attenuare gli effetti delle mutazioni di valore relativo dei due metalli, e comprendendo che la costanza del rapporto di scambio fra l’oro e l’argento è la condizione essenziale di persistenza del bimetallismo.

Il bimetallismo a rapporto variabile è sostanzialmente monometallismo, perché tipo monetario unico è di fatto quel metallo che si ritiene non avere variato di valore. La misurazione delle variazioni di valore relativo suppone una unitá fissa; e, se, per esempio, il rapporto da i a 15,50 si dice che passa alla proporzione da I a 18, si è implicitamente ammesso che la cagione delle variazioni sia nell’argento, e che quell’obbligazione, la quale si estingueva nel periodo precedente con i kg. d’oro o con 15,50 kg. di argento, si estingua nel successivo con i kg. d’oro o con 18 kg. d’argento. Che se si fosse ritenuto che la variazione fosse dovuta a circostanze inerenti all’oro, si sarebbe detto che il rapporto passava da I a 15,50 all’altro da gr. 860 d’oro a 15,50 d’argento, e che quell’obbligazione, la quale si estingueva nel periodo precedente con I kg. d’oro o con 15,50 kg. d’argento, si estingue nel successivo con 860 gr. d’oro o con 15,50 kg. d’argento: nel primo caso, il tipo effettivo della circolazione sarebbe l’oro; nel secondo, l’argento. Quindi, a prescindere da tutte le difficoltá di una variazione legislativa o regolamentare, che seguisse le variazioni effettive di valore relativo dei metalli, sempre un metallo dovrebbe ritenersi come fisso: e se si sceglie l’oro, si ha un sistema monometallico aureo; se l’argento, un sistema monometallico

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