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poco a poco fu di tal modo abbassata, che, arrossendo ben presto di vergogna le monete, scoprirono a’ turchi la frode, che da* negozianti italiani particolarmente scoperta, con nuove e giuste doglianze, al gran visir, furono affatto proibite; sebbene anch’egli ebbe poi molto che fare a contentare i soldati che militavano in Candia, co’ quali non valse alcuna rimostranza, ancorché vera, del pregiudizio che portavano quelle monete, che bisognò farne incettare a bella posta a Smirne ed altrove per dar loro le paghe, che in altra moneta non volevano. Ora la quantitá di questa moneta che di cristianitá passò in Turchia a que’ tempi, se vero è, come credo, ciò che ne racconta il Taverniere, è ben anco prodigiosa, mentre egli narra che da* soli registri delle dogane de’ turchi apparisce non meno di i8o milioni di scudi esserne stati portati ; senza le grandi somme, che forse non sono meno d’altrettanto, che sono passate in fraude delle dogane, ben sapendosi quanto facili sieno i contrabbandi delle monete, quanto destri ed astuti per farli i mercanti di mare ed i marinari stessi, ciascun de’ quali, nel partire da’ porti di Francia, se ne provvedeva di quante poteva in suo particolare per farne profitto. Dimodoché, asportato di Turchia in cristianitá su’ principi un terzo delle loro facoltá in contanti, mentre per otto temini ricevevano una pezza da otto, che pesava dodici, e di poi barattate queste, che pur erano buone, in altrettante false e di lega bassissima, può dirsi aver costato piú a que’ paesi questa guerra sorda de’ mercanti che la strepitosa e per altro grandissima guerra di Candia,

Finalmente veniamo alle strette col calcolo, e vediamo in fonte la radice del male, se vogliamo restar ben persuasi de’ danni che porta seco questo error politico di permettere alle monete forestiere, quantunque buone, d’argento o d’oro, maggiore valuta ne’ propri Stati di quello lor si conviene in proporzione dell’altre monete. Correva gli anni addietro in una cittá d’ Italia, secondo le pubbliche terminazioni, la doppia d’Italia per quindici lire, e Io scudo veneto ed il fiorentino per cinque lire e tre soldi: lo scudo di Milano per cinque lire. A poco a poco fu da’ mercanti introdotto il ducato veneto per tre lire e

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