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vedono il fondo alle cause del disordine, perciò non provvedono a quelle, il disordine séjs^uita, e talora va crescendo ad onta, si può dire, delle leggi; e finalmente, se non vogliono esporre a maggiori mali i suoi Stati, convien loro cedere e autorizzare con nuovi bandi quegli accrescimenti abusivi. Onde nasce che in Venezia, per esempio, giá fu battuto il zecchino la prima volta del 1284 per tre lire, ed è stato tante volte per pubbliche leggi permesso il suo accrescimento, che del 1605 fu tassato 10 lire, e 60 anni dopo, cioè del 1665, fu messo a 16, ed ora abusivamente corre sino per 20, ed è sin qui tacitamente cosi da’ magistrati tollerato. Ora figuriamoci che in Venezia il dazio della carne fosse del 1600 a due soldi per libbra. Dunque ogni cento libbre di carne a macello rendevano al principe un zecchino, e del 1665 ci volevano 160 libbre di carne per cavarne un zecchino di dazio. Dunque questo dazio in 60 anni soli, senza che vi sia diminuzione di popolo, senza tassarlo meno de’ soliti due soldi per libbra, per la sola cagione dell’accrescimento delle monete ha scemato quasi 40 per cento; e se sará approvato l’abuso corrente di lasciar a 20 lire il zecchino, sará scemato la metá in 80 anni. Ma non è lo stesso degli altri dazi e delle altre entrate? Quali sono le rendite de’ principi, che non siano imposte a ragione di soldi o lire od altre monete immaginarie del paese.-* Dunque sono tutte scemate alla stessa ragione. Or questa considerazione è una veste che sta bene indosso a tutti i principi: vestasela pur ciascun d’essi, e vedrá come il solo accrescimento delle monete ha diminuito le sue entrate, danneggiato i suoi nobili, rovinate le arti, impoveriti li sudditi, e resi in ogni parte di piú infelice condizione i suoi Stati ; e intanto a lui resta, se non impossibile, certamente difficile ed odioso il rimediarci col rimetter a suo luogo le valute, che io so bene confesseranno i principi stessi e i loro ministri esser il piú delle volte affatto impossibile. Vero è che non è questa sola la malattia che rovina gli Stati: ma dell’altre parlerá chi della politica universale imprenderá a trattare; perché io, alle sole monete in questa operetta avendo la mira, piú oltre non m’avanzo di ciò che da esse dipende e con esse abbia notabile connessione.