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di Genova, Reggio, Parma, Mantova e di tanti altri Stati, che tutti variano fra loro, mentre oggidi lo scudo d’oro in Spagna, o sia la sua mezza doppia, vale in Venezia 300 soldi, in Milano 240, in Genova 188, in Firenze 207, in Reggio 510, in Roma..., in Mantova 540, in Piemonte 150, in Francia no: varietá cosi grandi, che non lasciano luogo a dire che il soldo sia moneta reale, quantunque corrano in ciascuno di questi paesi monete basse, sotto nome di «soldi». E tanto piú, che nello stesso paese si danno or meno, or piú soldi della stessa specie per uno scudo d’oro, essendo pur troppo vero che mezza doppia di Spagna valeva del 1678 soldi 460 in moneta, ed ora del 1683 ne vale 80 di piú; onde hanno li soldi mantovani mutato valore come di 22 a 23, ed io perciò li chiamo «immaginari», cosi come anche le lire e certi scudi di quel paese si chiamano.

Ma, perché, oltreché spesse volte sono pur anche solo nell’ immaginazione quelle ancora che hanno vera esistenza, la loro valuta piú dall’immaginazione ed opinione del volgo che dall’intrinseca bontá prende il suo essere: ond’ è che, alzandosi di prezzo le monete d’argento e d’oro, i soldi e le lire restano neU’esser loro, fondato nell’immaginazione del popolo e nell’autoritá delle leggi del principe; e frattanto le monete, che sotto quel nome correvano, nuovo valore acquistavano. In Venezia furono, giá tempo, battute lire d’argento basse, che, dal doge allora vivente, «mocenighi» furono dette, e valevano, secondo il consueto, 20 soldi l’una. Si alzarono le monete a poco a poco, e queste lire passarono da 21 a 22, e fino a 24 soldi di valuta salirono; onde, per distinguerle dalle lire, che i popoli sempre per una somma di 20 soldi intendevano, furono dette «lirazze», e con questo nome ancora copiosamente corrono in commercio, benché dall’antico uso consumate e declinate dal giusto peso: eh’ è stato cagione che in questi tempi, alzando l’altre monete, non si alzano di piú queste. Cosi il ducato veneto, che ne’ suoi principi fu lo stesso che lo scudo d’oro detto «zecchino», e valeva tre lire, a poco a poco cresciuto sino a sei lire e quattro soldi, fu stabilito che per l’avanti rimanesse a quel prezzo, e tanto fosse a dire 6.4 come un ducato veneto. Ma, per la solita infermitá