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la qualitá del loro peso, ve n’erano però anco delle maggiori, che pesavano due libbre l’una, dette «dupondi», ecc.

Correva in que’ tempi questa bella usanza, di far monete incomode da portare, forse ad imitazione di quelle di Licurgo, di cui parlammo; né manca chi dice che Servio Tulio battesse anch’egli moneta di ferro, oltre quelle di rame. Polluce de’ bizantini lo stesso narra. Né dee maravigliarsi alcuno se la moneta acquistò anche il nome di «stipe» dal verbo «stipare», che vuol dire «accatastare» o «comporre in massa», perché chi molte ne aveva, non le riponeva in scrigni, ma ne faceva cataste in stanze a posta; e perciò la paga de’ soldati fu poscia detta «stipendium», che, passato nella nostra lingua, ha poi servito per ogni sorte di provvigione annua o mensuale, che si dá per qualsivoglia impiego. E siccome dal rame ebbe il nome d’«erario» l’antica tesoreria romana, cosi le pene costituite dalle leggi a certi misfatti si esprimevano in libbre di rame grave, come Livio nel quinto della prima deca narra, d’Aulo Virginio e Quinto Pomponio tribuni della plebe, che «pessimo exemplo innoxii decem minibus gravis aeris damnati sunt». E lo stesso narra che, l’anno 549 dall’edificazione di Roma, avendo determinato la prima volta di dar paga a’ soldati, e perciò imposto un tributo al popolo contro il parere e consenso de’ tribuni della plebe, i senatori, per muovere con l’esempio gli altri, mandarono i primi all’erario la loro porzione; «et quia — segue — nondum argentum signatum erat, aes grave plaustris quidam ad aerarium coíivehentes speciosam etiam collatio7iem faciebant» .

Ma nella prima guerra cartaginese, essendo ormai quasi vuoto l’erario, fu decretato di battere in avvenire gli assi di due once sole; onde, guadagnatovi d’ogni sei cinque, pagarono i debiti e soddisfecero alle loro spese: il che fu loro facile, per lo poco commercio che avevano con estere nazioni, contentandosi i romani, nella sobrietá del loro vivere, di ciò che somministrava Pubertá del loro terreno. Onde, se chi aveva assi libbrali fu costretto a portarli alla zecca per riaverli di due once l’uno, niun danno ve ne riportò, perché joer lo stesso valore li spendeva col mezzo della pubblica autoritá, né aveva occasione