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notizia, per quanto ne parla il sacro testo. Onde resta evidente che tutti coloro, che hanno voluto dirci chi fossero i primi inventori che misero in uso la moneta, si fondano su deboli congetture, e che molto piú sicura congettura di tutte si è il dire che non lo sappiamo; lasciando che Plinio (’^ dica che il primo, che trovasse l’uso di vendere e comprare, fosse Basso; e che Strabone racconti che in Egina si battessero le prime monete, Erodoto in Lidia, Lucano in Tessaglia, altri in Nasso, altri in Attica. Tutte vanitá, perché, trattane l’ebraica dalle altre nazioni, pur troppo scarse sono delle piú antiche storie le notizie a noi derivate, mentre, fuori delle greche, non senza sospetto di mendacitá, e delle latine, alquanto piú certe, degli altri popoli è vano il ricercare i fatti de’ loro primi secoli anzi nella Grecia stessa io ritrovo molto difficile rinvenirne i vero. Dicono che Teseo re d’Atene (viveva questi ne’ temp stessi che regnava Fauno nel Lazio, Laomedonte in Troia ed i giudici in Israele) batté moneta e vi fece scolpire un toro (2), siasi per memoria del minotauro da lui superato, o perché volesse i suoi cittadini eccitare anche con questo segno alla coltura de’ campi ; ma nondimeno molti anni dopo, se non mentisce un poeta, abbiamo da Omero che Glauco fece un baratto dell’armi sue d’oro, che valevano cento buoi, con quelle di Diomede, ch’eran di ferro e ne valean nove; onde pare che in quei paesi usassero parlar de’ buoi a contratto, come ora si fa delle monete, dicendo che un’armatura valeva cento buoi e un’altra nove. Cosi ne’ primi tempi di Roma (3) le condanne imposte dalle ’leggi a certi delitti constavano di pecore. L’una e l’altra, per mia fé, moneta molto grossa e di peso: se però non è equivoco nell’uno e nell’altro luogo; e quel nome di «buoi» in Omero non è piú tosto il nome delle monete istesse di Teseo, che de’ buoi portavano l’impronta, come la pecora nelle romane effigiata dicessimo: onde le leggi imponessero la pena di tante

(i) Plinio, vii, 56.

(2) Plutarco, in Theseo; Plinio, xxxiii, 3.

(3) Plinio, xviii, 3.