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parte seconda - capitolo iv 191

perciò è andato crescendo, e il cambio che si fa dalle piazze predette con Napoli si fa d’oro in argento e non da oro in oro o d’argento in argento; e per necessitá dall’alterazione del prezzo dell’oro nasce l’alterazione del cambio, come si vede da quel che egli dice, che quindeci, venti anni adietro, che il cambio era basso, era per la causa predetta, che lo prezzo del scudo era meno di quel che è cresciuto dopo. E che il prezzo del scudo d’oro sia andato sempre crescendo non solo per l’uso, ma per disposizione di pragmatica, si vede dalle pragmatiche istesse fatte in diversi tempi, che sempre l’han cresciuto; sí che resta chiaro che, facendo il conto della moneta propria che si cambia, che sono li scudi d’oro, se si portasse di contanti, piú presto si guadagnaria che perderia in Regno, a rispetto di quel che dice guadagnare nel cambio. E perché, essendoci questo guadagno in portarvi scudi, non ve ne vengano, e che possa causare questo disordine, per non essere del mio intento, lo lascio, e forse se ne accennerá a basso, quando si trattará che giovi al Regno crescere il valore della moneta. Per ora basti conoscere che questa altezza di cambio nella sua ragione propria non dá guadagno alcuno, e, se ve ne è, è per altro rispetto e disordine; e il medesimo e maggiore è in portarvi la moneta istessa del cambio, che sono li scudi, e non per detta causa. Resta dunque concluso per ogni via che l’altezza o bassezza del cambio non importa cosa alcuna per far venire o non venire li denari in contanti in Regno per l’estrazione della robba, non che sia la sola e unica causa, come egli dice; ché, per quel che potria importare a rispetto dell’accidente del trafico, si dirá forse a basso. Sí che, non vi restando difficultá alcuna per questa veritá, si passará a discutere l’altre ragioni e consequenzie per confirmazione di detta conclusione addotte.