Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/129

loro come per usarle nello spendere; e per ciò non si fará se non quella spesa che sará di loro volere. Ed in questo modo i prencipi, le communitá, le arti ed altri potranno a ciò molto ben provedere, se però vorranno che da ogni persona sia ricevuto nelli pagamenti il giusto dovere dell’oro e dell’argento in monete ridotto, com’è detto; e se non vorranno che ogni qualch’anno i danari siano calati o banditi da luogo a luogo, com’è stato fatto a’ tempi nostri per molte cagioni, ed in particolare per essere stati fatti essi danari e valutati comprese le loro fatture, e poi di tempo in tempo rifatti e rivalutati con nuove soprafatture, pur cavate dal corpo o dosso loro, e come tutto ciò si può vedere nel capitolo XLII.

V Della tassa delle monete.

E, quanto alla tassa reale ed universale di tutte le monete sinora fatte, a me pare che ciò sará cosa facilissima di fare, dicendo l’autore nel capitolo xli che, osservando l’ordine da lui dimostrato, essa si potrá fare a cittá per cittá ed a provincia per provincia ed in un medesimo tempo, se bene non sará dato aviso a vicenda dall’una all’altra, perché quelli della professione sanno molto bene a che leghe siano coniati gli ori e gli argenti nelle zeche di molte cittá e province ; le quali leghe non potranno mai piú esser rimosse dal loro essere, nel quale ogni sorte di monete, e d’oro e d’argento, cosi le antiche come le nuove, si troveranno essere state fatte, perché giá sono terminate e firmate nel detto loro essere. E perciò, in questo proposito, di tutte le monete sinora fatte si potrebbe quasi dire: — Quello che è fatto è fatto. — E, quando anco non si sapessero cosi tutte, si potranno fare i saggi di quelle sorti di monete, delle quali non si sapessero giustamente le loro finezze; e in questo modo da ogni cittá particolarmente si potrá sapere il giusto valore di tutte le monete, e ad una per una, facendo poi fare le tariffe in stampa.

Ora, discorrendo sopra le tasse particolari delle monete, dico che, se si volessero tassare alcune sorti di monete d’argento e poi lasciare le altre nei loro correnti valori, tal tassa riuscirebbe molto disuguale; e ciò per le disproporzioni che sono tra le monete giá fatte, cioè da una sorte all’altra, avendo però riguardo alla