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Terza. Si rimoverá il mal pensiero agli empi monetari di far monete false, perché, facendo i prencipi le loro monete con belli, sottili e ben attesi conii, sará cosa molto difficile e quasi impossibile fare le false della medesima bellezza ed attillatura.

Quarta. Non si toseranno le monete o d’oro o d’argento, percioché, avendosi a pagare o ricevere a peso ed a ragion di puro e di fino, ciascuno cercherá di avere piú tosto le monete giuste che le leggiere o tose; e perciò saranno tenute ed usate le buone bilance ed i giusti campioni. Le quali bilance, al mio giudicio, dovrebbono esser fatte e regolate del modo e con l’ordine descritto dal magnifico e molto reverendo don Giovanni Agostino Panteo, nel capitolo viii della prima parte dell’opera sua inscritta Voarchadumia; benché tutte le bilance giá fatte, che buone e giuste esser si trovano, senza farvi altro, adoperare si doveranno. E perciò non occorrerá mai piú che prencipe alcuno faccia bollare o marchiare sorte alcuna di monete, dopoché saranno uscite dalle zeche, accioché le giuste di peso siano conosciute dalle leggiere: credo ben che ciò sia cosa di poco giovamento.

Quinta. Non potrá mai nascere alcuna differenza nel dare o ricevere danari, imperoché, col mezo delle giá dette note, che saranno impresse sojjra quelli che di nuovo si faranno, si conoscerá il loro valore, la lega, il numero ed il peso suddetti; e cosi anco si saprá delli giá coniati, che tassati saranno con l’ordine di sopra dimostrato.

Sesta. Che gli instromenti e contratti o altre memorie, che si faranno, rimaneranno per sempre chiari in quanto alli crediti o debiti; essendoché in essi si nominerá l’oro e l’argento coniato nella forma, valore, lega, numero e peso giá descritti.

Settima. Chi vorrá conoscere e sapere quant’oro o argento coniato si dovrá ricevere per un suo credito di molti anni inanzi creato, ciò si potrá facilmente fare servando quest’ordine. E ne darò un essempio. S’alcuno sará creditore di ducati o fiorini loo d’oro, quali giá si spendeano per lire 4 soldi 11 imperiali l’uno o circa, che tutti ascendono alla somma di lire 455, ancorché si spendano di presente in molti luoghi per lire 8 soldi 120 circa