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E, se occorresse anco ch’alcun prencipe volesse far fare de’ suoi ori ed argenti alcune sorti di monete, o grandi o picciole, per qualche sua intenzione, fará di bisogno ch’egli osservar faccia, in cosi farle, gli ordini proposti; imperoché, se dette monete saran poi da lui donate o spese, tutto ciò anco riuscirá a benefício ed utile in universale, se ben le avesse fatto fare per commodo o interesse suo particolare. E per causa di tal osservazione avenirá che da persona alcuna non potrá con ragion esser opposto in modo alcuno alle reali constituzioni che sopra le cose delle monete dai prencipi fatte saranno, poiché anco da loro saranno poste in essecuzione. E per corroborazione di ciò, in quasi simil caso è stato rettamente concluso dal detto Cassiodoro nel quinto libro della giá allegata opera sua, a carte 1 19, e nella lettera scritta dal re Teoderico ad Uvilia conte del Patrimonio, la qual cosi incomincia: «Utilitas publica sic ut ad conservationem respicit omnium, ita debet perfida, ecc.

E veramente si può dire che i danari siano a guisa di navi, e maggiormente tutto ciò affermar si potrebbe, quandoché fossero fatti e regolati sotto questi ordini; imperoché sarebbono ed anco resterebbono per sempre come navi regie, fatte e fabricate con regolata e giusta misura e senza alcun diffetto e di tutte le cose, che vi si appartengono, ben accommodate.

Or, quando i danari nuovamente fatti saranno stati dispensati in diversi modi, e poi pigliati diversamente ora in picciole ed ora in gran quantitadi, non sará poi piú lecito ad alcuno, che cosi gli averá ricevuto, domandare i detti vantaggi. E, se ciò avenisse, si potrebbe anco quasi tolerare; imperoché fa di bisogno aver riguardo al fine di questo cosi gran maneggio, essendo necessario che l’oro e l’argento siano sempre compartiti in far essi danari, e che tutte le monete giá fatte siano tassate con ordini e regole ferme in universale, accioché abbiano da restar perpetue. E si ha da tener per fermo eh’ in breve tempo si dará fine a questi illeciti vantaggi, quandoché alcuno li volesse, perché le monete, cosi d’oro come d’argento, non si potranno mai piú rifare con vantaggi, ma resteranno fatte per sempre con ogni perfezione. E perciò ne succederá che, moltiplicando