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tevi. Cercherò entrare nella villa, e vedrete in qual modo. Dopo cinque o sei minuti verranno aperte le finestre del salotto; voi mi vedrete e vi avvicinerete. Poi quando alzerò la mano, lancierete questo fuoco artificiale nella stanza gridando: “Al fuoco! al fuoco!” Mi capite bene non è vero? Del resto nessun pericolo. Quel fuoco artificiale cadendo sul tappeto, s’infiammerà e produrrà più fumo che male. Quando voi griderete, tutti attorno a voi grideranno egualmente, voi vi allontanerete subito dal luogo del sinistro, e dieci minuti dopo io vi raggiungerò. Mi comprendete?

— Perfettamente. Calcolate su me.

— Ora, egli disse alzandosi, vado a vestirmi.

Sparve nella sua stanza da letto e ne uscì poco dopo sotto gli abiti d’un venerabile clergyman. Portava un cappello a larghi bordi dei calzoni larghi e una cravatta bianca. Aveva dato al suo viso un espressione beata e caritatevole, e le labbra avevano assunto il sorriso benigno del prete.

Che commediante era quell’uomo.

Qualche minuto prima delle 7, noi sboccavamo nella Serpentine Avenue. Annottava già, e si stava accendendo i fanali dinanzi alla villa. Degli uomini cenciosi ciarlavano e fumavano in un angolo; un arrotino appostato non lungi dalla villa, arruotava assiduamente coltelli e forbici, mentre alcuni soldati ed altri passeggeri, collo zigaro in bocca, aspiravano tranquillamente l’aria della sera.

— Vedete, mi disse Holmes, quel matrimonio semplifica singolarmente le cose. Il ritratto diviene ora un’arma a doppio taglio. Dobbiamo figurarci che Irene tema tanto di vederlo cadere fra le mani del marito quanto il re teme di vederlo inviare alla di lui fidanzata. Tutto sta ora nel sapere ove ella lo nasconda. C’è a scommettere molto che non lo porti con sè; è troppo grande e difficile a celarsi.

— Ma ove può allora rinchiuderlo?