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generoso; viene ogni giorno una volta almeno, raramente due. Lo si chiama Goffredo Norton, e lo si dice avvocato. Vedete che vantaggi ci sono nel frequentare i cocchieri!
L’avvocato si è fatto condurre dalla bella signora dieci o dodici volte forse, e diggià si conosce tutta la sua istoria!
Munito di queste indicazioni, sono partito, e camminando, ruminai il mio piano di campagna.
Quel Goffredo Norton, dicevo fra me, deve rappresentare una parte importante. È un avvocato; la cosa è di cattivo augurio. Quali possono essere le sue relazioni con Irene? Se non le è che amico può benissimo avere ricevuto in deposito il famoso ritratto; se le è più che amico, quel deposito non gli fu certo fatto.
L’orizzonte si allargava singolarmente. Ma tutti questi dettagli necessarii per comprendere ciò che deve seguire, vi annoiano forse, Watson, e...
— No, assolutamente! esclamai, vi ascolto.
— Era dunque a questo punto delle mie riflessioni, sempre indeciso, quando di repente una vettura mi passò vicino, e si fermò dinanzi alla villa. Un uomo in fretta discese. Era molto bruno, di bellissimo aspetto; doveva essere quello il mio personaggio. Gridò al cocchiere di aspettarlo, e rapidamente salì i gradini della scalinata; la porta parve aprirsi spontaneamente innanzi a lui.
Dalla strada io lo vedevo passare e ripassare dietro le finestre del salotto camminando a gran passi, gesticolando, molto eccitato.
Quanto a lei, non potei neppure intravederla. Dopo una mezz’ora egli uscì come un lampo, saltò nella vettura, consultò l’orologio e gridò al cocchiere:
— A briglia sciolta da Grosse Hankey, Regent Street, poi alla chiesa S.te Monique Edgware Road! Non abbiamo che 25 minuti. Una mezza sovrana per voi se giungete a tempo!