Pagina:Dopo il divorzio.djvu/92


— 86 —


dal tempo nel quale gli uomini, non sapendo neppure ancor tagliar le pietre, fabbricavano con quelle già tagliate naturalmente), e coperta di canne e di tegole su cui cresceva una vegetazione rugginosa.

Il sole calava, dopo un meriggio ardente; non muovevasi una foglia degli alberi polverosi immobili sul villaggio arso e deserto; l'altipiano giallo, solcato da rade ombre oblique, assopivasi nella luminosità sanguigna del tramonto, e le strane montagne, quasi pavonazze, come enormi sfingi rosse coperte di veli violacei, sorgevano su un cielo di rosa ardente. Nel gran silenzio udivasi un merlo fischiare in lontananza. Piante incolte di fichi dalle foglie dure quasi nere, una siepe di robinia selvatica, alla quale s’intrecciavano alte ortiche pelose e juscujami dalle foglie biancastre, circondavano la casa del pescatore; dalla porta, ove egli stava seduto, scorgevasi uno sfondo di orizzonte lontano, solitario e vaporoso come il mare. Un forte odore di stoppia e di asfodelo secco invadeva l'aria: sterpi, paglia, foglie secche coprivano il suolo, talchè Giacobbe potè avvicinarsi silenziosamente, senza che Isidoro sollevasse la testa dal suo lavoro.

— Cosa facciamo? — gridò il servo. L’altro sollevò gli occhi senza alzare il capo, guardò con curiosità il servo, e non rispose.

Giacobbe gli si sedette vicino, per terra, a gambe incrociate, e cominciò a guardare il lavoro di Isidoro, il quale accomodava la rete con dello spago infilato ad un grosso ago un po' arrugginito.

— In mia coscienza, — disse ridendo Giacobbe,