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136 i marmi - parte terza


ti sono rinasciuti, apparisce molto brutto il tuo capo: però sia contento, avendo aconsentito a quella altra donna, che ancóra io ne abbia la parte mia di questo contento di trarti via quei che vi sono rinati. —

Viandante. Oh che femina maliziosa!; perché era vecchia.

Spedato. Il buon moccicone stette saldo al martorio, onde ella gli cavò tanti capelli che pareva la piú pazza cosa del mondo. Vedete quando uno si pela che figura da cemboli ei pare! Onde si levò quella canzone in lingua francese:

     Qui se veult me tire en mariage
il fault chercher la femme sage;
     de la folle ne tenir conte,
qui ne fait que dommage et honte.

Si lamenteranno poi tali scimoniti che son mal maritati, quando son menati sí fattamente per il naso; niente di manco, possono schermirsi da sí fatti errori.

Viandante. E’ mi paion parenti della Disgrazia; e’ sono sfortunati.

Spedato. Non dir cosí, ché la Fortuna non ti senta, di grazia; ché, per la mia fede, la ti farebbe conoscere che avresti il torto: e sopra questa cosa ascolta questa favola.

Viandante. Di’, via, ché queste sono a punto cose da dire ai Marmi.

Spedato. Sedendo un bellissimo giovane inamorato sopra l’orlo d’un pozzo, e’ adormentossi dolendosi della Fortuna, che gli era si contraria ai suoi amori; onde, dormendo, venne la Fortuna e lo destò dicendogli: — Fratello, se qualche uno ti avesse dato una spinta e fattoti cadere nel pozzo, che avresti detto poi: «l’è stata la mia fortuna cattiva»? Perché ordinariamente, fratel caro, voi da voi medesimi vi mettete ne’ pericoli estremi e, per iscusarvi poi delle vostre stoltizie che voi fate, accusate la Fortuna, la qual non s’impaccia in conto alcuno de’ fatti vostri. —

Viandante. Coteste novellette l’ho vedute in un libretto francese.