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RAGIONAMENTO SECONDO

FATTO AI MARMI DI FIORENZA.

DISCORSO DELLO SMARRITO

academico peregrino.

A molti parerá strana fantasia la nostra, che noi vogliamo raccontare i ragionamenti che si son fatti a’ Marmi in Fiorenza, e crederanno d’aver ragione per piú cose: una fia il dire che noi non ci siamo stati; un’altra che noi facciamo dire a uomini morti piú di fa le cose che si fanno oggi; e non mancherá chi avrá per male che ciò che si dirá sia cosa da noi trovata, e altri avuta da quei proprii ragionanti del luogo, con dire: — Egli non sta bene, perché dite delle cose indegne delle nostre bocche; meglio avremmo saputo dir noi — eccetera, quasi vergognandosi di chi leggerá, credendo che chi legge creda che la sia stata cosí in fatto. Quando noi altri dell’academia credessimo questo, faremmo una protesta con dire che non credino che la sia cosí come si scrive, ma che questo è un trovato per poter favellare di varie materie, sí come fanno propriamente i Fiorentini; del dir poi cose che non sieno degne di quel luogo, la rimetterò nel giudizio dei cicalecci de’ Marmi a bocca; circa all’esservi stato o non stato, credo che la rilievi un non nulla, e se la monta pur qualcosa, poco importa: lo Spensierato nostro, cancellieri dell’academia, che v’è stato, ci fa fede che la cosa tiene i due terzi del verisimile. Il fare ultimamente favellare il Carafulla, Ghetto, Salvestro del Berretta, lo Stradino, Visino, Ridolfo del Grillandaio, Carlo Lenzoni, Nicolò Martelli, il Ghioro rigattieri, il Tribolo, Borgo tintore, e altri che voi troverrete in