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ragionamento primo 19


gira allora piú forte assai: però chi è amalato e ha il capo debole non può sopportar quell’aggiramento e gli fa male; chi è poi bene impastato e di buona natura, la passa. Quando ne vien l’invernata, la palla della terra gira sotto un’altra parte del cielo, la primavera un’altra, e cosí di tempo in tempo.

Ghetto. Di’ pur ciò che tu vuoi, e acconciala a tuo modo, ché tutte le cose che tu di’ l’ho per pazzie.

Carafulla. Come vorresti tu che io accordassi lo star ferma la terra in mezzo e che i cieli girassino?

Ghetto. Te lo dirò io: mettiti nel capo una botte grande grande grande, maggior che la maggior botte di Santa Maria nuova, e che la girassi forte forte, e presto presto piú che non fa un rocchetto nel filatoio mille volte, e in questa botte vi fosse una pallottola di legno, come quelle con che si giuoca alle pallottole; la sarebbe forzata a star nel centro di quella botte e non toccar mai in nessun luogo dopo che l’avesse sul principio dato quattro giravolte, perché la violenza di quel moto la terrebbe in aria.

Carafulla. Ah! ah! che cosa da ridere! Il buco del cocchiume poi fosse il sole e quel della cannella la luna, lo spillo quella stella che riluce piú dell’altre, tutta la botte fosse bucata con una lesina che parrebbono stelle. So che tu ne hai detta una di quelle marchiane! La pallottola potrebbe ancóra accostarsi in un canto e non si spiccar mai dalla botte.

Ghetto. No no, tu non intenderesti mai; tu se’ pazzo.

Carafulla. Il meglio ricolga il peggio. Sará bene che noi ci pigliamo per un lembo, ché noi abbián sollevato tutto questo popolo de’ Mármi: andiancene qua drieto al campanile, ed entreremo in casa nostra, e faren la pace con una mezzetta: giri poi il mondo a suo posta, gireremo ancor noi.

Ghetto. Eh, fratello, questo è un aggiramento che ogni uno ne participa la sua parte.