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capitolo lxxiv | 645 |
queste nuove terribile spinta ai gravidi occhi della nipote, della serva e di Sancio, di maniera che sgorgavano a torrenti le lagrime, e uscivano dal loro petto mille profondi sospiri. Si è già alcuna volta osservato che sino a tanto che don Chisciotte fu Alonso Chisciano il buono, e non altro, ed anche quando fu don Chisciotte della Mancia, si mantenne egli di piacevole condizione e di tratto urbano, e quindi era ben veduto non solo da quelli di casa sua, ma ben anche da quanti lo conoscevano.
Il notaio entrò con tutti gli altri in camera, e dopo avere scritto l’introduzione del testamento, e raccomandata a Dio l’anima di don Chisciotte con tutte le forme cristiane che sono d’uso, venendo ai legati, disse: — Item, è mia volontà che a Sancio Panza, il quale nella mia pazzia io m’aveva eletto scudiere, non sia cercato verun conto dei danari che teneva di mia ragione, essendo corse fra lui e me varie partite e disgusti e differenze. Se ne sopravanzassero, dopo essersi pagato di quanto gli debbo, il restante sia tutto suo, chè già sarà poca cosa, e in ogni modo buon pro gli faccia: e se quando io era pazzo mi era proposto di dargli il governo d’un’isola, ora che sono in giudizio gli darei il governo