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buone viscere.„ Disse don Antonio che se male riuscisse al rinnegato il progetto, prenderebbesi allora lo spediente di far passare in Barberia il gran don Chisciotte. Partì il rinnegato, dopo due giorni, in una barca leggera di sei remi per parte, armato di ciurma valentissima, e dopo due altri giorni fecero vela le galere per levante, chiesto essendosi dal generale al vicerè che gli piacesse informarlo di ciò che fosse per avvenire intorno alla liberazione di don Gregorio ed al successo di Anna Felice; ed il vicerè promise di compiacerlo.

Trovandosi un dì don Chisciotte al passeggio sulla spiaggia, armato di tutto punto (perchè, come sempre diceva, erano le armi l’ornamento suo, e suo riposo il combattere, nè senz’arme poteva vivere un momento), vide venire alla sua volta un cavaliere pur tutto armato, il quale portava dipinta nello scudo una luna risplendente. Fattosi questi da vicino tanto da poter essere inteso, e rivolgendosi a don Chisciotte, disse con sonora voce: — Insigne cavaliere e non mai abbastanza lodato don Chisciotte della Mancia, io sono il cavaliere dalla Bianca Luna, il cui nome già vi sarà noto per certo a cagione delle sue prodezze inaudite. Vengo a combattere con voi ed a provare il valore del vostro braccio per farvi conoscere e confessare che la mia dama, qualunque ella si sia, è senza paragone più bella di Dulcinea del Toboso: verità che se voi volontariamente confessate, scamperà voi dalla morte e me dal disturbo di darvela. Vengo qui a battermi in disfida, e se vi accingete a pugnare ed io vi vinco, altra soddisfazione non voglio se non che deponendo le armi e tralasciando di andar cercando venture, ve ne ritorniate nel vostro paese per l’intero corso di un anno, dove starete senza toccare la spada in disarmata pace e in utile riposo, come richiedono le cure delle vostre facoltà e la salvezza dell’anima vostra: se poi io resterò da voi vinto, porrò la mia testa alla vostra discrezione e vostro sarà lo spoglio delle mie armi e del destriero, e passerà nella vostra la fama delle mie illustri prodezze: guardate bene quello che vi conviene meglio, e rispondetemi incontanente, da che questo giorno solo mi è assegnato per dar compimento a così importante affare.„ Attonito e sospeso restò don Chisciotte sì dell’arroganza del cavaliere dalla Bianca Luna, come della cagione per cui lo sfidava, e con gravità e con arcigno sembiante rispose: — O cavaliere dalla Bianca Luna, le cui prodezze non sono giunte per anco a mia cognizione, io giurerei senza esitare che voi non vedeste mai l’illustre mia Dulcinea: che se l’avessero i vostri occhi veduta, non sareste tanto temerario di proporre la vostra disfida, e la sola sua