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408 | don chisciotte |
rici e le ciglia se ne stette un cotal poco pensoso, e poscia, alzata la testa, ordinò che si richiamasse il vecchio del bastone, il quale era già partito. Glielo condussero davanti, e Sancio nel vederlo gli disse: — Datemi buon uomo, cotesto bastone chè io ne ho bisogno. — Molto volentieri, rispose il vecchio, eccolo, o signore;„ e glielo mise in mano. Sancio lo prese, e porgendolo all’altro, gli disse: — Andate con Dio, che già siete pagato. — Io, signore? soggiunse quegli, e come? questo bastone può egli valere dieci scudi d’oro? — Appunto, disse il governatore, e se non li vale voglio essere il più gran balordo di questo mondo; ed ora si vedrà se ho cervello per governar un regno intero„. Detto questo, ordinò che in presenza di tutti si rompesse il bastone. Così fu fatto, e nel vôto interno di esso ritrovaronsi i dieci scudi in oro. Rimasero tutti a bocca aperta, e tennero il loro governatore per un nuovo Salomone. Gli chiesero su quale fondamento avess’egli congetturato che in quel bastone si rinchiudessero i dieci scudi: rispose che l’avere osservato il modo con cui dal vecchio che giurava venne dato al suo avversario quel bastone, finchè facea il giuramento, e la protesta sua di averglieli dati realmente e veridicamente, e l’averlo veduto riprendere il bastone subito dopo il suo giuramento, gli fece nascere il sospetto che dentro di quello vi fosse il danaro che gli si dimandava: dal che soggiunse, si può raccorre che quei che governano, tuttochè sieno balordacci, vengono talvolta da Dio guidati nei loro giudizii. “E ciò tanto più riescì facile a me in quantochè intesi raccontare dal curato del mio paese un avvenimento simile a questo, e son provveduto di memoria sì felice che se non fosse che spesso me ne dimentico appunto nel meglio, non si troverebbe in tutta l’isola chi sapesse più cose a mente di me„. In fine l’uno dei vecchi deriso e l’altro pagato se ne andarono, ed i circostanti rimasero edificati.
Quegli che registrava le parole, i fatti e i movimenti di Sancio non sapeva determinarsi se avesse a tenerlo per isciocco o per giudicioso. Ora terminato questo piato, entrò nel consiglio una donna che teneva afferrato strettamente un uomo vestito da ricco pastore e veniva sclamando e dicendo: — Giustizia, signor governatore, giustizia, e se non la trovo in terra andrò a cercarla nel cielo. O signor governatore dilettissimo, mi ha quest’uomo acchiappata in mezzo alla campagna, ed ha strappazzato il mio corpo come se fosse un cencio mal lavato, mettendo le sue sudicie mani sopra di me, che sempre m’ero per ben ventitrè anni difesa dagl’insulti de’ mori e de’ cristiani, dei nazionali e degli stranieri. — Non trattasi di conoscer adesso se le mani sieno sudice o no, disse Sancio;„ e voltosi all’uomo gli dimandò che cosa opporre potesse alle querimonie di quella donna. Rispose