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292 | don chisciotte |
e nel saltare particolarmente che non la cederebbe al più lesto saltatore della Spagna; e mi creda, signora duchessa, in fede mia che salta dalla terra sopra la sua asina come se fosse un gatto. — L’avete voi veduta incantata, o Sancio? domandò il duca. — E come che la ho veduta, rispose: e chi altri fuori di me si è accorto per la prima volta del suo vero incantamento? È incantata come mio padre„.
L’ecclesiastico che senti parlare di giganti, di gaglioffi, di malandrini, d’incantamenti, immaginò che si trattasse di don Chisciotte della Mancia, la cui istoria era stata letta dal duca, ed avealo egli stesso le molte volte ripreso, dicendogli ch’era uno sproposito perdere il tempo nel legger tali frascherie. Assicuratosi poscia che non s’ingannava, contegnoso e con isdegno disse al duca medesimo: — Vostra eccellenza, signor mio, renderà conto al Signore delle azioni fatte da quest’uomo dabbene. Questo don Chisciotte o don balordo, o come si chiami, io credo che non sia tanto menteccato quanto vostra eccellenza suppone; e non approvo che se gli mettano occasioni per confermarsi e procedere nelle sue follie e nelle sue balordaggini. Volto poscia il discorso a don Chisciotte, gli disse: — E a voi, cer-