Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.1.djvu/462

444 don chisciotte

tantosto il rinnegato da noi cinquecento scudi per comperar la barca: ottocento servirono pel mio riscatto, dando il danaro ad un mercatante di Valenza che trovavasi allora in Algeri, ed il quale mi ricomperò dal re, guarentendo sulla sua persona che col primo vascello procedente da Valenza sarebbe pagato il mio riscatto. Così fu mestieri di regolarsi perchè se avesse sborsato il danaro sul fatto, avrebbe destato nel re il sospetto che già da molto tempo fosse stato in Algeri l’occorrente per liberarmi, e che il mercatante lo avesse trattenuto per qualche suo fine. Era in fatti sì cavilloso il mio padrone, che non mi avventurai ad alcun patto di fare così tosto lo sborso. Il giorno innanzi al venerdì in cui la bella Zoraida doveva recarsi al giardino, ci diede altri mille scudi, e c’informò della sua partenza, pregandomi che, seguito il riscatto mio, m’instruissi della situazione del giardino di suo padre, e cercassi ad ogni modo l’occasione di vederla. Le risposi brevemente che farei quanto essa mi ordinava, e che ci raccomandasse tutti a Lela Marien con le orazioni che la schiava le aveva insegnate. Fatto ciò, si pose ordine al riscatto dei tre nostri compagni per agevolare la fuga del bagno, ed anche per ovviare che non vedendosi liberati, mentre io già lo era, o mormorassero o fossero consigliati dal maligno spirito a qualche atto pregiudizievole a Zoraida. Tuttochè a liberarmi da ogni timore bastasse la piena cognizione delle loro qualità, non volli avventurare in modo alcuno la buona riuscita di sì grande affare; e quindi li feci riscattare colla stessa cautela usata per conto mio, consegnando al mercante la somma occorrente perchè con cuore sicuro offrire potesse la necessaria sua guarentigia. Nulla però abbiamo scoperto a lui del nostro segreto, perchè troppo grande era il pericolo che poteva provenire.