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 1851  239

Il generale Lavaillant, che trovavasi in conversazione in casa del principe Orsini, ministro delle armi, dovette accorrere sul luogo per le opportune disposizioni onde sedare il tumulto. Vi furono (per quanto dicesi) tre Francesi morti e varii feriti. Nel trambusto di tale sera, qualcuno, che ritiravasi in fretta a casa, per affari, o più per paura, venne dai Francesi carcerato. Tale sorte toccò al sotto cuoco del Papa, che fu ritenuto l’intera notte, benchè da palazzo si mandasse onde fosse scarcerato.

Al Corea, nelle ore pomeridiane, agisce una compagnia drammatica. Il manifesto del giorno 5 annunziava la produzione: «I Zingari, ovvero il più gran ladro della Francia». In alcuni si trovò aggiunto «Luigi Napoleone».

Nel giorno 7 corrente si parlava nuovamente di porre la città in stato d’assedio. Furono interpellati anche i presidenti dei Rioni; ma, per quanto dicesi, fu trovata molta opposizione per parte di qualche cardinale. Ciò che sembra quasi combinato è di accantonare le truppe pontificie.

Anche in Roma incominciò, fin dal giorno 6 dei corrente, l’inibizione del fumar sigari. La faccenda fu condotta con silenzio essendo una istruzione segreta, demagogica. Vi fu qualche lieve insulto di notte a chi fumava; ma prevalse all’insulto piuttosto l’invito e l’ammonizione. Da una statistica esatta (che si potè avere segretamente), data da uno dei principali tabaccai di Roma, si ha che l’introito giornaliero di quello spaccio era, per lo passato, di circa scudi 17.

Ora però si ridusse al seguente: