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SCENA QUINTA.
Pulcinella, il Dottore, l’Arte, il Commercio e la Proprietà.
- Pulcinella
- Finchè l’oste ci prepara da pranzo, ragioniamo un poco delle faccenduole nostre. Cosa ne dite, signor Dottore? Vogliamo stabilirci nella terra della libertà, oppure bisognerà rassegnarsi e tornare a vivere alla meglio in un regno assoluto?
- Il Dottore
- Pulcinella mio, questo di dare addietro è un passo troppo duro. Dopo che abbiamo sparlato tanto dei re e abbiamo fatto tante pazzie per ottenere la costituzione, chi ci vedrà tornare con le trombe nel sacco ci farà dietro le fischiate.
- Pulcinella
- Dite bene, ma ci vorrà pazienza, e li lascieremo fischiare. Per un rispetto umano non torna conto arrischiare la pelle, e perdere per sempre la nostra pace.
- Il Dottore
- Eppure il rispetto umano è una gran cosa. Scommetterei che nove decimi dei liberali rifugiati in Francia conoscono di avere pigliato un granchio, ma tuttavia si contentano di vivere nell’esilio e nella miseria piuttosto che confessare di avere errato.
- Pulcinella
- Dunque per la paura di un fischio vorremo vivere e morire da disperati?
- Il Dottore
- Non ci è bisogno di questo, ci applicheremo ad un mestiere, e vivremo onoratamente senza dar fastidio a nessuno.
- L’ Arte
- Scusate buona gente, se metto la bocca nei fatti vostri; ma non pensate mai di vivere colle arti al tempo della rivoluzione.
- Pulcinella
- E perché?
- L’ Arte
Le arti vogliono la quiete e la ricchezza dello Stato, ma la rivoluzione mette tutto sossopra, e in tempo di tumulti non ci è la tranquillità necessaria per lavorare, e non si trova chi metta fuori un bajocco per acquistare i lavori. Prima delle tre maledette giornate la Francia era tranquilla e ricca, e il prosperamento delle sue arti faceva invidia a tutta l’Europa, ma dopo quei giorni fatali la prosperità delle arti è fuggita con la prosperità della Francia. Una