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268 VENTESIMA

Prova con se maggior . Or rispondete, v
Increduli . La man che la natura
Obbliga ad obbedir sempre alle sue
Invariabili leggi, è men possente
635Di quella man, che con opposto cenno
Altera il suo cammino, e a gir l’astringe
Lungi -da quelle leggi? O minor possa
È necessaria per creare un Sole,
Che per frenare il voi presso ali 1 occaso,
640E colmo di stupor, fiammispumante
Respingerlo all’oriente sbigottito:
Mentre del corso suo stanca la Luna
Sovra le floride Ajalonie valli
Ferma il cocchio d’argentone si riposa?
645Grandi son tai portenti; ancor più grande
È quello di crear Dalle felici
Cune, ove posto fu l’uomo primiero,
Fino a 1 tristi dì nostri’, attento mira
Di que’ prodigj, che produsse il Nume,
650La serie, e non potrai scorgere in quella
Cosa, che di stupor più ti ricolmi,
Di queste meraviglie al ciglio umano
Rinnovate ogni di . L’uomo le appella
Ordinarj accidenti, e tai non sono
655Se non per l’uom, che lo splendor ne ignora,
Che apprezzarle non sa$ se non per l’uomo,
Che con stupido ciglio eguale a’ bruti
Sol vede in cielo inutili scintille.
Ed è ver, che vi sien uomini frali,
660Il cui €Ìglio non puote ergersi al Nume,
Che ardiscon pronunziare, esser follìa
Creder ciò che non cape umano ingegno,
Che credono tra loro affatto eguali
L’invisibile, e il nulla? E qual fu dunque
665Dell’eterno architetto il fine allora
Che del suo piano all’infinito estesi
I segni, i semi con profusa destra
Di tanti esseri al mondo in seh gittati,
E di mirabil pompa ornato il tutto,