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NOTTE. 149

Quando la non più vaga eterea volta
220Dell’amari germe chiuderà la tomba,
Tomba, che tutto inghioite, e nulla rende,
Queste note funebri in fronte porti:
z, Sotto gli avanzi de* distrutti mondi
„ Nella confusa, universal mina
225„ Insiem colia più vii materia informe,
Che mai vita non ebbe, immobìl giace
„ l’uomo superbo, che ragion sublime
„ Ebbe in dono, che figlio era del cielo,
51 Della terra signor, predu de" vermi,
230„ Che visse un giorno allo spavento in braccio,
E nelV altro di duol rimase estinto.
S’arresti il passo $ e fren si ponga a queste
Esecrabili voci a noi dettate
Dall’incredulo fier, che tutti uccide
235Gli esseri: ah folle! E perchè mai di tante
Opre sublimi far strage sì fiera?
Geloso è il Ciel di quelle, e l l’increato
Fattor non è qual morta pianta annosa,
Che rami getta per lasciargli estinti
240Neil’aprirsi del fior. Dell’universo
Nell’immenso naviglio un sol frammento
Non si perde, nè umor. Dal soglio eccelso
Fa discendere il Nume, e lo distrugge,
Chi vuol che sovra il niente abbia l’impero*
245Il vero Nume è quel, che tutto crea,
E che tutto conserva. Un nume è questo *
Benefico, pei* cui piacer si rende
Donare un sommo ben, gode in produrre
Esseri sempre nuovi, a solo oggetto ’
250Che crescano i felici. 0 mio Filandro!
Che tu vivi immortai, me: dice il core/;
Se tu vivesti in questo suolo ingrato. #
Fedele alla virtù, servo alla pena,
Nascer non t’avria fatto, il ciel, se un premio
255Del tu* «offrir, di tua virtù, de’ tuoi
Giorni non era a te dal ciel serbato.
Mondo, che in pochi istanti io lascio e/qualu