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ἕκαστον ἐὼν ἄνδρα, πεντακόσιοι καΙ τετρακισχίλιοι καΙ τρισμύριοι ἔσαν (§ 29).

I militi poi armati alla leggiera, aggiunti agli altri Elleni, sommavano a trentaquattromila cinquecento; uno all’incirca per ogni oplite.

Nel testo greco non c’è, per verità, l’avverbio che attenui la forza assoluta dell’espressione; eppure è fuor di dubbio cηe, stando al rigore dei termini erodotei, il calcolo non si regge. Posto, infatti, che gli uomini di grave armadura, nel campo ellenico avanti a Platea, fossero in totale (come dice Erodoto) 38,700; sottraendo da questo numero i cinquemila Spartani, restano, come è chiaro, 33,700. Ora, se ciascuno di questi 33,700 avesse avuto realmente un solo milite leggiero per compagno (come gli Spartani ne avevano sette), è evidente che questi militi leggieri avrebbero dovuto essere altrettanti di quelli, e non più. Erodoto, invece, dice che erano 34,500. Non volendo, dunque, ammettere un vero errore né equivoco di amanuensi, bisognerà dire: che l’avverbio attenuante, se non apparisce nella locuzione, l’autore però credette che potesse essere facilmente supplito dal buonsenso di chi leggeva.

N. 4. ὁ δὲ (Μελάμπους) ἐνθαῦτα δὴ ἐπορέγεται, ὀρέων αὐτοὺς τετραμμένους, φάς, «ἢν μὴ καὴ τῷ ἀδελφεῷ Βίαντι μεταδῶσι τὸ τριτημόριον τῆς βασιληΐης, οὐ ποιήσειν τὰ βούλονται »(§ 34).

Ma egli (Melampo) allora (veduta la trasformazione degli animi) aguzzò l’appetito, aumentò l’arroganza... se anche a suo fratello Biante non si concedeva una terza parte del regno.

La tripartizione del regno d’Argo (accennata da Erodoto in questo passo) tiene un luogo troppo notevole nelle tradizioni dell’antichissima Grecia, perchè valga il pregio di soffermarvisi. E prima di tutto si attenda, come una tale tripartizione tenne dietro a una bipartizione antecedente fra i due rami danaici rappresentati da un Acrisio da una banda e da un Preto dall’altra. Allorachè, dicesi, che Acrisio lasciasse l’antica metropoli, Argo, per trasferire il suo seggio a Micene, e che Preto si piantasse a Tirinto. Di maniera che dovremmo supporre (per così dire) un tramonto della stella d’Argo per cedere il luogo a nuovi astri, divenuti più luminosi di lei. Ma, se il fatto anche fu vero, dovette però durar molto poco: conciossiachè noi rivediamo ben presto le sorti di Tirinto indissolubilmente legate con quelle di Micene; e quando sotto Anassagora, nepote di Preto, avvenne la tripartizione del suo regno, per le cause raccontate da Erodoto nel passo sovrallegato, si chiamò quella la tripartizione del regno d’Argo, e non mai altrimenti. Tripartizione, cioè, seguita fra un ramo danaico, rappresentato da detto Anassagora, e da due rami eolici,

Ricci, Istorie Erodoto, III. 25