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potrei io già dire se Artemisia (6ao da quando si trovavano insieme sull’Ellesponto) non abbia forse avuta qualche particolare ragion di contesa, nfe se lo incontro delle due navi fu fortuito o espressamente cercato. Ma, chechessia di ciò, essendo riuscito alla regina di afferrare e di calare a fondo quella nave Calindia, essa con rara felicità conseguiva con questo solo fatto due grandi fini. Perchè il trierarca ateniese, non appena vide Artemisia movere all’assalto di una nave barbarica, subito si avvisò che la nave, su cui ella stava, appartenesse effettualmente agli EHeni, o fosse per lo meno passata, come fuggitiva, da un campo all’altro per aiutarli. Ond’egli (lasciata in pace Artemisia) si mise a dar la caccia ad un’altra nave.

88. Per prima cosa, dunque, riusci ad Artemisia di mettersi in salvamento; e le riusci inoltre di prendere un luogo altissimo nella stima del re nell’atto medesimo che il danneggiava. Imperocché si racconta che Serse. essendo spettatore della battaglia, notò anche la zufla insorta fra quelle due navi; onde quelli che il circondavano, gli dissero: Guarda, o re, grande prodezza di Artemisia: essa calò già a fondo una nave nemica. Ai quali Serse subito domandò: se era veramente Artemisia l’ autrice del fatto. E gli altri alloj-a gli risposero: che essi conoscevano benissimo il seguo distintivo della sua nave (ma credendo naturalmente che fosse un legno nemico quello che aveva calato a fondo). Imperocché fra le altre fortune toccate ad Artemisia in tale occasione ci fu anche questa: che neppure uno degli uomini montati nella nave Calindia rimase vivo per accusarla. Pretendono poi che Serse, concludendo il detto colloquio coi circostanti, esclamasse: Decisamente, gli uomini mi si sono

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